24.10.12

La vita pigiama

Appare quando il tempo comincia a rallentare sotto l'effetto delle foglie arancioni e il vento irrequieto.
Nel mese del ritorno alle attività programmate ed efficaci, quando il traffico torna alla forma cui è stato concepito, caotico e indaffarato, lei appare e comincia a vivere sulle persone rimaste un po' indietro, quelle che ancora un vero piano programmato non ce lo hanno ancora.
È generosa come una mama africana: ti costringe a vivere dentro le quattro mura di casa senza che un barlume di imprevisto possa mai portarti fuori, nemmeno il pane caldo delle 19.00, ma ti concede di tenere le finestre aperte per tutto il giorno, far entrare lievi in casa le prime timide piogge, l'odore della terra, il fresco che ancora non brucia sulla pelle; ti fa vagare lenta e arresa sotto l'effetto scordato delle prime luci mogie, ma all'improvviso, senza un motivo apparente, ti bacia sulla fronte e accende dentro la voglia di accendere fuori, candele profumate di cannella, luci soffuse, musica dolce, porte e tende aperte, e il corpo che balla, salta, si muove preso da fame di energia, di quella che si addice a questo tempo in questa casa, ovvero morbida e compassionevole, vigorosa ma senza sprechi. 
E allora, qui dove non accade niente, nel tempo casalingo, dove il mondo si ferma appena un attimo prima, guarda dentro e alla fine non entra mai, dove, se cose accadono, rimangono all'ombra del tempo privato senza che giungano all'attenzione delle faccende mondane, qui, accade che piccoli soffusi miracoli quotidiani avvengano, di quelli che solo nel silenzio di sé si sa, senza che fuori apparentemente nulla si muova. 
Ci si trucca da fate, si canta forte, si sta sedute a mangiare con le mani.

22.10.12

Ex dandy si racconta

Che v'aggia dì.
Certe cose non si dovrebbero pubblicare se non vuoi che il tuo blog venga poi tacciato di qualcosa di cui vorresti non fosse. Tacciato.
In mia discolpa mi preme dirvi che ultimamente c'è un'immagine di me che mi torna spesso, e che guardo con tanta nostalgia. Languore. Anelito. Fame. Bramosia. Cupidigia.
Bava alla bocca, insomma. Specie quando sono in faccende di casa affaccendata.
L'immagine è di me, quattro anni fa, a quest'ora, pomeriggio pieno, quando tutto è in possibilità, sta per accadere qualcosa, e sarà stanotte, con qualcuno a far qualcosa, per le strade di città, in qualche locale, dieci birre, jazz e io bellissima dentro le mie magliettine con spalla scoperta, un filo di trucco sugli occhi perché io sono il vero strepitoso trucco.
Fino all'alba. Fino a quando mi va.
E in questo mio pomeriggio, aspettando la buona possibilità, ho due, tre libri aperti, Rage against the machine al limite della legalità per questioni uditive, oppure la Bailey Rae più soffusa, qualche sigaretta, con le gambe all'aria sul letto.
Dio, ma voi ricordare la sensazione dei piedi all'aria sul letto della vostra stanza?
E le ore ferme.
E l'attesa della sera.
E le telefonate sceme e interminabili.
E alzarsi per far pipì e tornare a piedi all'aria.
E la porta chiusa.
Dio, la porta chiusa...
... la vostra stanza...

10.10.12

Particolari A4 di una scuola

Entri e quello che balza all'attenzione non dell'occhio ma di quell'organo interno senza faccia e senza nome (intuito?) è che la scuola che sto visitando è piena di buona personalità. La senti che è sveglia, allegra, leggera, attiva. Non hai ancora parlato con nessuno che sia portatore di questa buona personalità, eppure nell'aria lo senti.
Entri e sul muro vedi affisso un disegno a tempera su un foglio A4. E se su un banalissimo foglio A4 si ha avuto l'attenzione di scrivere "Su ispirazione dal "Ragazzo con cane" di Picasso", quell'organo interno senza faccia e senza nome mi dice che questo è buono.
La scuola è aperta.
Io su questa faccenda di tenere il coprifuoco a scuola non la penso bene. Penso che i genitori abbiano il diritto di partecipare alla vita scolastica dei propri figli. In qualunque momento della giornata. Penso che a fare i muri per certe paure, si creano poi altri muri e altre paure per situazioni che non lo meriterebbero.
Voglio che una scuola rimanga aperta per un entra ed esci sano e vitale.
Qui mi dicono che posso salire al primo piano a parlare con la maestra con cui ho un appuntamento e che nel frattempo sta facendo lezione. "Ma come? Posso?" "Certo, vada tranquilla". Mi scorta un'ausiliaria. Ma posso vedere cosa accade. C'è sicurezza, partecipazione, apertura.
Vedo, parlo, mi confronto.
Ridiscendo le scale, saluto e prima di chiudere il cancello riguardo quell'ispirazione su di un foglio A4.
L'intuito mi dice che è buono.

9.10.12

Anche Sofia non deve baciare i rospi

Tre anni.
Alla materna.
Così dicono.


L'abbiamo aspettata per mesi, io e Sofia. Fantasticando, supponendo, immaginandone le attività, uguagliandole a quelle svolte in casa. 
Mentre scrivevamo la A, la O, la M, la N, la P.
La S.
Mentre creavamo spettacoli con le marionette.
Mentre coloravamo i muri con gli acquerelli.
Doveva certo essere così, la materna. Solo più bella. Perché Sofia è un formidabile animale sociale, di quelli che per strada ferma tutti, grandi, piccoli, buoni, cattivi, simpatici, antipatici, e chiede loro il nome.
E si ricorda di ognuno di loro. Che ognuno di loro è un mondo a sé, e una bambina ancora lo sa.
E allora doveva essere più bella, la materna, perché c'era la maestra buona e tanti bimbi. E tutte le attività avrebbero avuto ognuna un colore speciale se fatte in compagnia.



8.10.12

Una donna che non bacia i rospi

Il mio datore di lavoro è un pasticciere all'antica, di vecchio stampo, prepara torte e ogni sorta di pasticceria come si faceva quarant'anni fa, senza additivi o esaltatori, solo ingredienti base, zucchero, farina, uova e nient'altro.
Il mio datore di lavoro è un imprenditore all'antica, abbatte i prezzi, li tiene bassi nonostante i rincari spropositati da ogni parte e un suo motto, se lo avesse, sarebbe: vendi a meno, vendi di più.
Il mio datore di lavoro è un uomo all'antica, desidera che il personale sia educato, pulito e ordinato.

E che sia esclusivamente di genere femminile. 
Perché la gentilezza del servire è donna.
Che sia di genere femminile piacente, perché la gentilezza del servire si ha solo in dotazione al pacchetto bellezza e avvenenza.
Che sia di genere femminile piacente e servile, perché donna, essendo lui un uomo all'antica, significa questo.
Significa rispondere ai comandi in un nano secondo, lasciare il lavoro che si stava svolgendo, andargli a comprare il giornale e poi essere rimproverate per non aver completato il lavoro che si stava svolgendo.
Significa andargli a fare la spesa e nel frattempo servire i clienti e nel frattempo mantenere pulito e nel frattempo uscire di nuovo a comprargli altro. L'inadempienza dei lavori che secondo lui dovrebbero essere svolti in sincrono non gliela si può giustificare col fatto che la teoria degli universi multipli, delle stringhe, della non località, sono straordinarie teorie che amo ma che nello specifico della nostra esistenza non sono state ancora messe in esperimento.