Appare quando il tempo comincia a rallentare sotto l'effetto delle foglie arancioni e il vento irrequieto.
Nel mese del ritorno alle attività programmate ed efficaci, quando il traffico torna alla forma cui è stato concepito, caotico e indaffarato, lei appare e comincia a vivere sulle persone rimaste un po' indietro, quelle che ancora un vero piano programmato non ce lo hanno ancora.
È generosa come una mama africana: ti costringe a vivere dentro le quattro mura di casa senza che un barlume di imprevisto possa mai portarti fuori, nemmeno il pane caldo delle 19.00, ma ti concede di tenere le finestre aperte per tutto il giorno, far entrare lievi in casa le prime timide piogge, l'odore della terra, il fresco che ancora non brucia sulla pelle; ti fa vagare lenta e arresa sotto l'effetto scordato delle prime luci mogie, ma all'improvviso, senza un motivo apparente, ti bacia sulla fronte e accende dentro la voglia di accendere fuori, candele profumate di cannella, luci soffuse, musica dolce, porte e tende aperte, e il corpo che balla, salta, si muove preso da fame di energia, di quella che si addice a questo tempo in questa casa, ovvero morbida e compassionevole, vigorosa ma senza sprechi.
E allora, qui dove non accade niente, nel tempo casalingo, dove il mondo si ferma appena un attimo prima, guarda dentro e alla fine non entra mai, dove, se cose accadono, rimangono all'ombra del tempo privato senza che giungano all'attenzione delle faccende mondane, qui, accade che piccoli soffusi miracoli quotidiani avvengano, di quelli che solo nel silenzio di sé si sa, senza che fuori apparentemente nulla si muova.
Ci si trucca da fate, si canta forte, si sta sedute a mangiare con le mani.