Mi stupisco sempre quando d'improvviso la vita è nuova.
Sofia all'asilo.
Sofia all'asilo che non si turba.
Sofia all'asilo che non si turba all'entrata.
Sofia all'asilo che non si turba all'entrata e all'uscita.
Io che mi turbo.
Io che, con Sofia all'asilo che non si turba, mi godo la città mattutina. Senza ansie. Il passo veloce, quello mio; quello, mi si dice, di chi sembra fuggire. E invece è quel passo tutto mio di chi vuole divorare.
E divoro ogni cosa, tutto quello che di questa città mi è sfuggito in questi anni, come se fossi uscita da un qualche letargo esistenziale, una specie di bimba cresciuta stupita e leggera per le strade.
Mi riprendo tutto. Mentre cerco lavoro, cammino veloce con il Riccio cercando di far qualcosa di buono per il nostro futuro, mi riprendo tutto. Tutta questa città che ho tenuto lontano in tutti modi.
Prendo il caffè, parlo con la gente, chiedo, rispondo, cerco il bello architettonico, mi fermo ad ascoltare la musica di strada, i quadri di strada, le stampe antiche di strada, chiedo informazioni su quell'edicola che sta chiudendo, mi fermo proprio su quello stemma incastonato a terra, il vaso su un tavolino di un bar lo faccio mio.
Cammino, cammino. Mi piace camminare.
E' come se i pensieri scivolassero giù, sotto i piedi.
Come ho potuto stare così tanto tempo a casa?
Mentre tutto avveniva qui fuori, qui, anche in questa piazza così ampia che mi ci perdo, mi chiedo come ho potuto stare così tanto tempo a casa?
So che se i miei occhi oggi sono nuovi è anche perché ho pescato qualcosa di buono dentro questa casa.
Ma adesso ho bisogno di aria. E di camminare.
In questa piazza così ampia che mi ci perdo adesso mi accorgo di essere stupita come una bambina un po' cresciuta.
Mi stupisco sempre quando d'improvviso la vita è nuova.